Doping, André Cardoso ha aperto la sua raccolta fondi per difendersi dall’UCI

André Cardoso non ci sta e prepara la sua difesa contro l’UCI. Il ciclista portoghese, squalificato quattro anni per doping a seguito di un controllo positivo all’EPO, continua a chiedere chiarezza. Il campione B prelevato per le controanalisi ha infatti dato esito inconcludente, gettando dei dubbi sulla vicenda. Più di un anno dopo la sospensione, pochi giorni fa è arrivata la sentenza, pesantissima, che lo terrà a lungo lontano dalle corse. Ma l’ex corridore della Trek-Segafredo ha annunciato battaglia, e dalle parola sta passando ai fatti. Come aveva anticipato qualche giorno fa, il lusitano ha aperto una raccolta fondi per permettersi le spese legali contro l’unione ciclistica.

All’interno del sito gofundme.com, l’atleta ha aperto una raccolta fondi per potersi pagare un avvocato di valore e fare causa all’UCI. La cifra richiesta è di 250.000€, non certo una miseria, ma necessaria per affrontare tutte le spese. La campagna, che ha subito fatto tendenza, ha permesso di raccogliere più di 2.000€ in 8 giorni. Ancora poco, ma è presto per gettare la spugna.

La difesa di Cardoso si basa proprio sul campione B, definito “dubbioso ma inconcludente” dall’antidoping. Generalmente, controanalisi negative annullano le prime analisi positive. Non trattandosi di questa situazione, la decisione finale è stata affidata all’UCI, che ha optato per la stangata. In una recente intervista, il portoghese aveva specificato che il controllo è stato effettuato fuori dalle corse, quando si trovava nella propria casa. Da regolamento, il ciclista allora professionista avrebbe potuto non aprire la porta senza essere sanzionato, potendo i corridori saltare due controlli fuori dalle corse all’anno. Su questa sua buona scelta, basata (a detta del condannato) sulla buona fede, si baserebbe un altro dei punti focali dell’accusa contro l’UCI, qualora la campagna dovesse avere successo.

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